la mafia e la pandemia

25-26-27/05/2021

Convegno dal titolo:

Buongiorno, desidero innanzitutto ringraziare gli organizzatori per avermi voluto invitare a questo importante Convegno sulle mafie e la pandemia, ma prima di iniziare il mio intervento è doveroso che mi presenti. Sono R. L. in rappresentanza del CISCOD, Comitato Italiano Sport contro Droga, Associazione benemerita del CONI, sono un dirigente generale della PCM ed ho ricoperto la carica di Capo Dipartimento delle Politiche Antidroga nei Governi Berlusconi e Prodi negli anni 2005-6 ed ora, in pensione ovviamente, Sono un socio del CISCOD e collabora alle attività dell’Associazione. Com’è nato questo Comitato; nel febbraio del 95 il CIO — Comitato Internazionale Olimpico — e le Nazioni Unite raggiunsero una intesa per l’attuazione di un programma di cooperazione teso a promuovere un’azione comune di prevenzione contro il consumo di droghe, azione diretta particolarmente verso i giovani. Il Governo Italiano fu il primo ad accogliere l’appello delle NU-CIO con l’istituzione del CISCOD nell’ottobre dello stesso anno 1995. Nel corso degli anni si sono avvicendati illustri Presidenti ed altrettanto illustri esponenti del mondo scientifico, politico, sportivo, culturale, cito il primo Presidente il Sen. Ossicini, altre figure di spicco il Sen. Pirastru, il Pref. Soggiu, il Prof. Cancrini, il Prof. Coletti, l’Amb. Schepisi e tanti altri nomi importanti che non sto qui ad elencare. Attualmente il Comitato è presieduto dal Prof. Daniele Masala, olimpionico di fama internazionale, vincitore di due medaglie d’oro nel Pentatlon alle Olimpiadi di Los Angeles deIl’84 e di una medaglia d’argento alle Olimpiadi di Seul dell’88 ed ora professore associato alla facoltà di Scienze Motorie dell’Università Magna Grecia di Catanzaro. Per impegni universitari non ha potuto purtroppo partecipare ai lavori di questo convegno e mi ha comunque pregato di porgervi i suoi saluti. Ma veniamo agli aspetti concreti dell’attività del CISCOD; non voglio cadere nella retorica, ma credo di poter affermare che sia ormai pensiero comune che la pratica sportiva e soprattutto i valori dello sport - quali impegno, lealtà, correttezza, disciplina, partecipazione, condivisione, rispetto delle regole — possono fornire un grande contributo alla prevenzione del consumo di droghe da parte dei giovani, e non solo dei giovani; costituiscono un efficace fattore di protezione contro il disagio sociale e psichico. La sfida, la missione in cui è impegnata la nostra Associazione nasce infatti dall’idea che l’attività sportiva, con i riflessi positivi sulla personalità e sul comportamento dei ragazzi, possa costituire un efficace antidoto, direi quasi una sorta di vaccino — per usare un termine purtroppo di grande attualità — contro la tentazione dell’uso di droghe, ma anche contro ogni altra forma di dipendenza, di addiction, e sto pensando alla ludopatia, altro problema di grande attualità. Per questo motivo Il CISCOD ha deciso di inserire nel suo logo, accanto al messaggio del contrasto alle droghe e alle dipendenze in genere, anche il messaggio positivo “Addicted to life” per sottolineare che l’unica forma di addiction possibile deve essere quella per la vita, che la pratica e soprattutto i valori dello sport contribuiscono a rafforzare. Desidero però focalizzare questo mio breve intervento su una realtà che credo stia più a cuore a tutti noi: i ragazzi ed i giovani. E’ innegabile, sono loro il futuro della Nazione ed è su di loro che dobbiamo concentrare i nostri sforzi affinché crescano e si formino nel rispetto di quei sani valori che sono alla base della convivenza civile. In quest’ottica siamo noi: Istituzioni, Enti pubblici e privati, Associazioni e quant’altro che dobbiamo avvicinarci a loro. Negli ultimi anni il CISCOD ha realizzato una serie di progetti destinati ai giovani, coinvolgendoli direttamente nelle tematiche più sensibili e delicate riguardanti le droghe. La scuola è ovviamente il bacino di utenza preferenziale; cito uno dei nostri progetti più riusciti “Scrivi una storia”, in cui i ragazzi delle prime classi delle superiori sono stati invitati a presentare degli elaborati sul tema delle droghe; la risposta è stata più che positiva, abbiamo ricevuto una quantità di temi ricchi di spunti e riflessioni come forse neanche noi ci saremmo aspettati, a conferma dell‘interesse verso una problematica di cui purtroppo se ne parla poco e spesso in maniera fuorviante. Ma l’esperienza che più ci ha colpiti è stata senz’altro il contatto diretto con i ragaz2i. Da anni con il Pres. Masala ci rechiamo nelle scuole per degli incontri con gli studenti, per parlare direttamente con loro; la partecipazione ed il coinvolgimento dei ragazzi è stato superiore alle più rosee aspettative, siamo sempre stati subissati di domande, di interrogativi, di richieste di chiarimenti che non ci saremmo mai aspettati, ed anche la reazione del corpo docente è stata più che positiva, con continue richieste di ripetere gli incontri e di coinvolgere il maggior numero possibile di studenti. In proposito, vorrei soffermarmi su quello che io ritengo il punto focale del mio intervento; proprio l’esperienza del contatto con i ragazzi nelle scuole ha confermato quello che è sempre stato — a mio modesto avviso naturalmente — uno degli aspetti fondamentali del contrasto alle droghe e cioè “La percezione del rischio”. Ho Sempre ritenuto e ritengo tuttora che i ragazzi - e non solo loro purtroppo - abbiano a dir poco una scarsa percezione del rischio a cui vanno incontro con l’assunzione di droghe. Dal tenore delle domande e dai dialoghi che ne scaturivano è evidente che la stragrande maggioranza dei ragazzi ha una consapevolezza molto approssimativa, lacunosa e distorta delle conseguenze sia fisiche che psichiche che derivano dall’uso di droghe sia naturali che di sintesi. Ne banalizzano l’uso ed a volte ritengono quasi un loro diritto ricorrere alle sostanze per divertirsi, per il cosiddetto sballo. Ma non è di certo a loro che si può addebitare tale pericolosa mancanza di conoscenza; da anni — non me ne vogliano i rappresentanti delle istituzioni competenti — non si parla più di droga, le uniche notizie che si ascoltano nei telegiornali riguardano importanti sequestri operati dalle forze dell’ordine, a cui naturalmente va il nostro sentito plauso, o qualche efferato delitto commesso sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, ma di campagne nazionali contro la droga non se ne vedono da anni. Quel poco che i ragazzi sanno sull’argomento Io hanno appreso da qualche istruttivo articolo di stampa, da qualche utile servizio televisivo o grazie alla buona volontà di qualche illuminato professore che si è preso la briga, di propria iniziativa, di affrontare il problema in classe. Manca una informazione organica portata avanti con programmi specifici destinati alla scuola — a partire dalla scuola media, e non mancano gli strumenti giuridici per colmare questa lacuna; l’art. 104 del TU 309/90 sugli stupefacenti prevede espressamente che “Il Ministero dell’istruzione promuove e coordina le attività di educazione alla salute e di informazione sui danni derivanti dall’alcoolismo, dal tabagismo, dall’uso delle sostanze stupefacenti e psicotrope, nonché dalle patologie correlate.” Prosegue, tali attività “si inquadrano nello svolgimento ordinario dell’attività educativa e didattica, attraverso l’ approfondimento di specifiche tematiche nell’ambito delle discipline curricolari.” Il problema droghe deve diventare, a mio avviso, un insegnamento fondamentale in tutte le scuole. Dobbiamo prendere coscienza che informare i ragazzi sulle conseguenze spesso drammatiche dell‘uso di droghe può essere la loro salvezza, al di là di argomentazioni di tipo morale, sociale, esistenziale, culturale. Cannabis — base dell’ hashish e della marijuana — è la sostanza più utilizzata, certo lo sappiamo che in fondo è un blando allucinogeno, anche se gli spinelli di oggi contengono un quantitativo di principio attivo (THC) molto superiore a quello degli spinelli degli anni 80, il loro uso frequente può dare stati depressivi, ansia e attacchi di panico. Ma se è vero che chi fa uso di cannabis non necessariamente passa all’uso di droghe pesanti, come mi è stato più volte fatto notare, è altrettanto vero che chi fa uso di oppiacei e cocaina ha iniziato sempre con la cannabis; lo spinello è la porta d’ingresso verso la dipendenza. Eroina, derivata dal papavero da oppio, ha un effetto analgesico e produce dipendenza sia fisica che psichica con gravi conseguenze sull’apparato respiratorio, sull’apparato digerente, sull’apparato riproduttivo femminile, dà sonnolenza, rallentamento dei movimenti, disorganizzazione del pensiero e in fase di astinenza può dare nausea, brividi, insonnia, palpitazioni ed in caso di overdose può portare alla perdita di conoscenza e al rallentamento della funzione respiratoria fino anche alla morte. Cocaina, pericoloso stimolante del sistema nervoso centrale che dà forte dipendenza; come noto aumenta la fiducia nelle proprie capacità, stimola l’euforia, l’allegria, non fa sentire la fatica sia fisica che mentale, in generale aumenta le proprie prestazioni, ma purtroppo aumenta fortemente anche l’aggressività. Danni più gravi a livello fisico: ipertensione, arresto respiratorio, infarto, ictus. A livello psicologico: deficit delle capacità critiche - molto pericoloso - allucinazioni, sbalzi d’umore, ansia, agitazione, depressione. Anfetamine e droghe di sintesi, prodotte facilmente in laboratorio, hanno effetti molto simili a quelli prodotti dalla cocaina e dagli stimolanti in genere. 

Non mi dilungo, anzi mi scuso per questa breve elencazione delle droghe più diffuse, sono consapevole di rivolgermi ad un auditorium di addetti ai lavori che conoscono bene queste sostanze ed i loro effetti, ma quello che vorrei ancora una volta sottolineare è che queste elementari informazioni di dominio pubblico sono quasi del tutto sconosciute ai ragazzi, come dicevo prima, manca la percezione del rischio. La conferma la abbiamo avuta purtroppo, proprio dal contatto con la scuola, dove è emersa una desolante mancanza di informazioni al riguardo. Per di più, mentre anni fa chi faceva uso di sostanze stupefacenti era oggetto di una sorta di riprovazione sociale, era visto con diffidenza e spesso emarginato — non che fosse un atteggiamento positivo sia ben chiaro — oggi al contrario l’uso di droghe non viene affatto condannato dalla maggioranza dei ragazzi, viene considerato quasi uno stile di vita e spesso guardato con malcelata ammirazione ed un pericoloso spirito di emulazione. AI massimo lo si considera come un male ineluttabile, ma non è cosi. E sta a noi contrastare e reindirizzare tali correnti di pensiero. Far capire che il danno più subdolo è rappresentato dalla dipendenza, una pesante schiavitù che non permette di ritornare ad una vita normale. Occorre sottolineare che i danni fisici e psichici che procurano l’uso di sostanze stupefacenti sono spesso irreversibili, che se li porteranno addosso per tutta la vita. Ricordo bene che quando ero a capo del DPA, in occasione della definizione della Campagna nazionale contro la droga, vennero presentate varie proposte elaborate da Agenzie pubblicitarie specializzate nel settore; venne scelto su proposta dell’allora Ministro per i rapporti col Parlamento con delega alla droga, un breve filmato a mio giudizio molto blando, della cui efficacia non ero del tutto convinto. Mi si obiettò che le altre proposte erano troppo forti, che spaventavano i ragazzi. Ebbene ero convinto allora e lo sono ancora di più oggi, che i ragazzi non vadano solo spaventati, ma direi quasi terrorizzati al pensiero degli effetti devastanti che le droghe hanno sull’organismo. L’approccio scientifico e solo l’approccio scientifico deve sostituire ogni sorta di ideologia, che purtroppo ha spesso condizionato tante scelte. La scienza deve essere il fondamento della prevenzione, del trattamento e delle strategie politiche - a livello nazionale, europeo ed internazionale - contro l’uso di droghe e contro le dipendenze in generale. A questo punto vi chiederete — giustamente — cosa c’entrano queste mie riflessioni con il tema principale del nostro incontro: Mafie e pandemia. A mio avviso c’entrano; sappiamo tutti che una delle attività principali della mafia è il traffico di stupefacenti, educare i giovani a non fare uso di droghe significa sottrarre alla malavita organizzata la materia prima, cioè il consumatore, colui che gli assicura guadagni ingenti e duratori nel tempo e questo é un altro aspetto che è bene mettere in evidenza quando ci si confronta con i ragazzi. Fargli capire che oltre ai danni spesso irreversibili che procurano a se stessi, il consumo di droga costituisce una delle principali fonti di reddito per le mafie e la malavita organizzata. E’ grazie ai loro consumi e alla loro dipendenza che le mafie continuano a gestire e ad incrementare il proprio volume d’affari. D’altronde la più elementare legge in economia è quella della domanda e dell’offerta, se c’è domanda c’è offerta, e la domanda purtroppo viene principalmente dai ragazzi e dai giovani. Ma questi argomenti sono stati e saranno trattati compiutamente dagli altri illustri oratori che intervengono in questo Convegno, i quali sono molto più competenti di me in materia di lotta contro le mafie ed il crimine organizzato. Pandemia, altro tema oggetto del nostro incontro; sicuramente l’isolamento a cui siamo stati costretti nei periodi di maggiore recrudescenza del COVID non ha di certo migliorato la condizione di chi fa uso di droghe. Tutti noi abbiamo sofferto nel dover restare chiusi in casa, non poter frequentare i nostri amici e parenti più cari, non poter andare a scuola, in molti casi non poter lavorare. Ed i ragazzi hanno sofferto sicuramente di più di noi adulti, abituati come sono a socializzare e condividere insieme i momenti di svago, di studio, di divertimento. Non è difficile immaginare un aumento del disagio da parte di chi fa uso di sostanze. L’isolamento non può che accrescere Io stato di agitazione, di ansia, di depressione nei soggetti più fragili, ed indurli ancora di più a cercare rifugio nella droga. La pandemia caso mai fa da volano ai consumi, tanto che anche nei periodi di lock down la mala\/ita si era organizzata per soddisfare le richieste, nonostante le restrizioni alla movimentazione delle persone. Proprio pochi giorni fa ho sentito al telegiornale la notizia dell’arresto di una banda di trafficanti che avevano creato una App, attraverso la quale i consumatori potevano ordinare la droga scegliendo la sostanza, la quantità, in qualità e il prezzo. La consegna avveniva a domicilio con pagamento attraverso bit-coin. Certo la tecnologia aiuta noi nelle rilevazioni e le forze dell‘ordine ne(l’azione di contrasto, ma anche la malavita è pronta ad approfittare dei progressi tecnologici. Anche questa materia, comunque, che esula dalle competenze specifiche del CISCOD, sarà trattata esaurientemente da altri qualificati oratori; l’unica amara riflessione che mi sento di esternare è che limitando la libertà di movimento delle persone e vietando ogni assembramento, unito al distanziamento sociale ed all’obbligo dell’uso della mascherina, lo sport è stato tra le attività maggiormente penalizzate dal COVID. Da più di un anno sono praticamente vietate le attività sportive al chiuso ed anche quelle all’aperto hanno subito pesanti condizionamenti. E’ ovvio che i ragazzi sono quelli che ne hanno sofferto maggiormente e voglio sperare che il vuoto lasciato dalla mancanza di pratica sportiva non abbia indotto i soggetti più vulnerabili a ricorrere ad altri “svaghi”; ma per saperlo dovremo attendere le rilevazioni statistiche che saranno rese pubbliche il prossimo anno nella Relazione Annuale al Parlamento. Fortunatamente l’ottima campagna vaccinale portata avanti dal Governo sta dando i suoi frutti, si intravvede la fine del tunnel, stanno lentamente riaprendo quasi tutte le attività e ci auguriamo che nel giro di qualche mese si possa ritornare ad una vita normale, pur mantenendo alcune fondamentali regole comportamentali e facendo tesoro della devastante esperienza vissuta da noi tutti. Concludo questo mio breve intervento ribadendo, ancora una volta, che lo sport ed i valori di lealtà, disciplina e correttezza che lo rappresentano, resta un efficace antidoto alla droga; in quest’ottica il CISCOD continua ad operare per cercare di attrarre verso le varie discipline sportive il maggior numero possibile di ragazzi e resta pienamente disponibile a collaborare con Istituzioni, Enti, Associazioni ed altri soggetti interessati, per il perseguimento del comune obiettivo di proteggere i giovani dal pericolo della droga e dalla deriva esistenziale che ne consegue. Vi ringrazio per l’attenzione che avete voluto prestarmi e ringrazio ancora gli organizzatori per aver reso possibile questo utilissimo confronto.

Consigliere Nazionale CISCoD

Dott. Raffaele Lombardo

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